Quando Alexander Vine alla fine della giornata abbandona la divisa da doorman dell’esclusivo ristorante del Four Seasons di New York, la sua tranquilla routine si sgretola e un’improvvisa accelerazione lo proietta in una notte fatta di pericoli e possibilità infinite, di eccitazione e reinvenzione di sé nel sensuale mondo sommerso della metropoli sempre in equilibrio tra un frenetico desiderio sessuale e la corsa all’autodistruzione.
Con questo strepitoso romanzo Jonathan Ames fece il suo esordio su una scena letteraria in pieno fermento e pronta ad accoglierlo a braccia aperte: la sua descrizione di un giovane consumato dall’ansia di conoscere e conoscersi sembrava infatti una delle poche alternative agli angusti limiti del romanzo minimalista. Solo il suo stile «forte, pulito, sovranamente oggettivo» – come lo ha definito Philip Roth – poteva condensare il disagio di un’intera generazione, facendolo entrare di diritto – insieme a Bret Easton Ellis e Jay McInerney – nel novero dei grandi della letteratura americana contemporanea.
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