Garantismo è due cose. È protezione delle libertà individuali contro gli abusi del potere dello Stato, in particolare del potere penale. Ed è rispetto delle regole del gioco democratico da parte di tutti i detentori del potere pubblico, senza falli reciproci né invasioni di campo. In breve garantismo è la nostra stessa civiltà, nei suoi valori politici e culturali più alti.
Da Montesquieu, Voltaire e Beccaria a grillini/leghisti/renziani, passando per Craxi, Berlusconi e Leonardo Sciascia. Personaggi come questi accompagnano il garantismo nel suo percorso di opposizione all’assolutismo illiberale e repressivo, poi di confronto-scontro col giustizialismo. Un confronto-scontro che corre parallelo (ma non di rado intrecciato) alle tormentate relazioni fra politica e magistratura.
Da Mani pulite alle leggi ad personam; dalle misure anti-mafia e anti-terrorismo alla gestione della pandemia Covid-19; dalle leggi del populismo penale (spazza-corrotti, legittima difesa, decreti sicurezza) alle riforme della giustizia targate Draghi- Cartabia. Ecco i campi in cui, nell’esperienza italiana di questi decenni, il garantismo vive le sue avventure. Combattuto da nemici, insidiato da falsi amici, sempre teso a conquistare l’equilibrio di un «garantismo ben temperato».