Quel che resta di una vita da bandito
Renato Vallanzasca, irriverente, guascone, tombeur de femmes e re delle fughe è stato il protagonista indiscusso di quell’«esplosione» di bande criminali che negli anni Settanta sconvolse una Milano già martoriata dal terrorismo. La storia è il bilancio di una vita sbagliata, ma anche una riflessione sul confine fra bene e male, pena e colpa, scelte e destino. La storia di un bandito impegnato nella sua ultima fuga: uscire dal mito per diventare un uomo condannato a rimanere solo con i propri rimorsi.
(Milano, 1954). Condannato a quattro ergastoli e 295 anni di galera: dei suoi crimini e dei suoi misfatti si sa già tutto, o quasi; l’altra faccia della sua vita la trovate in queste pagine.
Milanese e milanista, è tra i fondatori di «la Repubblica». Dalla fine del 1975 ha alternato l’attività di giornalista politico, cronista, inviato di guerra, giornalista sportivo (ha raccontato quindici Olimpiadi, fino a quella di Pechino). Ha pubblicato La morte del maestro:
i misteri di casa Guttuso (1987) e
Il caso Marcinkus (1991) con Leo Sisti;
Piedi puliti (1998) insieme a Peter Gomez e Leo Sisti;
Rossoneri comunque (2003) e
Putingrad (2008).